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Oltre la cucina lo sport è un altro modo per conoscere nuove culture. Oggi ci concentriamo su uno sport prettamente inglese, molto praticato nelle ex-colonie dell’impero, il rugby. Fino a poco tempo fa in Italia questa disciplina, fatta di correttezza e di grande senso di rispetto nei confronti dell’avversario, non aveva grande appeal.

In questo articolo non ci dilungheremo molto sulle regole, ruoli, attrezzature, ecc… (per questo vi rimando al sito di Diego Dominguez) ma sulla storia del Rugby e come è arrivato ai giorni nostri. Ma in breve: in una partita di Rugby si affrontano due squadre da 15 giocatori, per la durata di 80 minuti, suddivisa in due tempi. Nel rugby il tempo di gioco è effettivo. L’obiettivo è quello di segnare più punti della squadra avversaria attraverso la meta (e relativo calcio di trasformazione), drop o calcio di punizione.

La storia

Come per altri sport giocati con la palla, anche per il rugby si possono rintracciare le origini nella tradizione greco-romana. Nell’antica Grecia è documentata la pratica di giochi come l’epìskyros,  mentre nell’antica Roma si praticava l’harpastum. Nel Medioevo, a causa della frammentarietà delle fonti, non è facile seguire l’evoluzione dei giochi con la palla. In Italia la tradizione dell’harpastum è stata raccolta soprattutto nel calcio fiorentino, il più vicino al rugby moderno sia nelle regole sia nello spirito.

La paternità del Rugby moderno è attribuita a William Webb Ellis, uno studente della città di Rugby, nella contea di Warwickshire. Nel 1823, in occasione di una partita di calcio giocato con regole ancora non standardizzate, William Webb Ellis raccolse la palla con le mani e iniziò a correre verso la linea di fondo campo avversaria per poi schiacciarla oltre la linea di fondo campo. Questo gesto stupì ed incuriosì molte persone, che iniziarono a praticare questo “sport”. 

Il rugby, per molti anni, era considerato ancora una variante del calcio, tanto che molti club, almeno fino alla nascita a Londra della Rugby Football Union (RFU) nel 1871, continuarono a definirsi football clubs. Fino al 1863 si distinguevano fondamentalmente due tipi di football: il “gioco di dribbling”, il calcio, giocato nelle scuole di Eton, Harrow, Westminster e Charterhouse, e il “gioco alla mano” il rugby, praticato a Rugby, Marlborough e Cheltenham.

Altra data fondamentale è il 26 ottobre 1863 quando, undici club e scuole di Londra mandarono loro rappresentanti alla Freemason’s Tavern per stabilire almeno le regole fondamentali. Nasceva così la Football Association! Ma poco dopo l’8 dicembre 1863 i club rugbistici abbandonarono la Football Association.

Il 26 gennaio 1871 venti club di rugby si riunirono a Londra e fondarono la RFU (Rugby Football Union), stabilendo un regolamento unico di gioco i cui punti principali riguardavano l’abolizione dello hacking, l’impiego della palla ovale (con l’esplicito intendimento di renderla difficilmente controllabile con i piedi) e la possibilità di correre con la palla fra le mani.

Il 29 agosto 1895 avvenne la ‘grande scissione’ dalla Rugby Football Union, per iniziativa di ventuno club del Nord dell’Inghilterra che formarono la Northern Rugby Football Union, divenuta in seguito la Rugby Football League. I club di estrazione più elevata, infatti, non ammettevano che si percepisse alcuna forma di compenso per il mancato guadagno relativo a viaggi, assenze per partite o allenamenti. Per i club di estrazione più bassa il rimborso era essenziale, e l’istituzione di un movimento rugbistico professionistico fu inevitabile.

Nel corso degli anni il rugby passo dall’Inghilterra, dove era giocato dall’aristocrazia, i così detti gentleman, al Galles dove era praticato da minatori e contadini che si ritrovavano a  giocare su campi improvvisati, mentre i cugini inglesi giocavano sui campi in erba dei loro College. Queste diversità sociali si rispecchiarono nel modo di giocare, gallesi ruvidi e fisici, inglesi con il loro gioco “alla mano”. 

Anche la Scozia e l’Irlanda furono contagiate da questa febbre ovale e il Regno Unito fu per molto tempo maestro indiscusso di questa disciplina sportiva; finché la palla ovale non emigrò, sbarcando sotto l’equatore. Stiamo parlando di tutte quelle nazioni che oggi dominano indiscutibilmente il panorama rugbistico internazionale cioè: Nuova Zelanda, Sud Africa e Australia.

In molti paesi di cultura anglosassone il rugby era storicamente considerato uno sport elitario e rigorosamente amatoriale, praticato per lo più da membri delle classi agiate. Dagli anni novanta in poi, con l’avvento del professionismo, molto è cambiato, tutto il sistema è finalizzato a creare giocatori professionisti di alto livello, i club si sono associati in franchigie, è arrivata l’attenzione mediatica e con essa esigenti sponsor, anche il regolamento si è adattato alle mutate esigenze favorendo sempre più la spettacolarità del gioco a discapito delle fasi statiche.

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Le principali manifestazioni

  • Rugby World Cup

Il campionato del mondo si svolge ogni quattro anni e vi partecipano 95 paesi. Si tratta dell’evento che ha permesso al rugby di compiere un vistoso salto di qualità negli ultimi vent’anni del secolo scorso. Fino agli anni Ottanta, infatti, l’ipotesi di una competizione internazionale non veniva neanche presa in considerazione presso l’IRB ma poi, sotto la presidenza dell’australiano Roger Vanderfield, si valutò la reale possibilità di una manifestazione a livello mondiale.

La prima edizione si disputò nel maggio-giugno 1987 congiuntamente in Australia e Nuova Zelanda, e furono invitate 16 squadre. Fra i grandi paesi del rugby non venne convocato il Sudafrica, per via dei problemi connessi alla sua politica di apartheid, Nella finale di Auckland gli All Blacks vinsero contro la Francia per 29-9.

Il successo dell’evento convinse l’IRB, nonostante il timore di favorire il professionismo, a dare alla manifestazione una cadenza quadriennale, con una fase di qualificazione che coinvolgesse tutti i membri dell’unione tranne le quattro finaliste della precedente Coppa del mondo, che accedevano di diritto alla fase finale.

  • Torneo delle Sei nazioni

A questo torneo partecipano le nazionali di sei paesi: Inghilterra, Francia, Irlanda, Scozia, Galles e Italia. Si gioca nell’arco di sei settimane tra febbraio e marzo. In questo periodo nei sei paesi si fermano i campionati maggiori. Si tratta della più antica competizione internazionale su base annuale. Per portata di interesse generale e mediatico è anche l’evento sportivo annuale in assoluto più importante su scala internazionale. 

Al suo inizio, nel 1883, il torneo non fu promosso da comitati ma semplicemente dalla tradizione di sfide annuali da parte delle Home Unions: Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda. Da quella data e per oltre un secolo la competizione non previde né un comitato organizzatore né riunioni per stabilire un calendario. La logica era quella di un evento spontaneo all’insegna di rapporti fra gente sportiva e civile. Dal 1947 si aggiunse la Francia diventando “Cinque nazioni” e dal 2000 divenne Sei nazioni con l’ingresso dell’Italia.

  • Rugby Seven

La Coppa del mondo di Rugby a sette, la cui cadenza è quadriennale, fu introdotta nel 1993 a Edimburgo, occasione in cui si qualificò anche l’Italia. La seconda e la terza edizione si sono tenute nel 1997 a Hong Kong, capitale mondiale della specialità, e nel 2001 a Mar del Plata (Argentina), senza l’Italia, non qualificata. Dominatori del Rugby Seven sono i neozelandesi, che trovano la più decisa opposizione nei figiani.

Il rugby a 7 è nato in Scozia nel 1883, nella cittadina di Melrose, per iniziativa di un gruppo di macellai che volevano organizzare partite di rugby a 15 nel giorno di domenica. Trovandosi in difficoltà nel reperire giocatori, ebbero l’idea di lanciare il gioco a ranghi ridotti. Rispetto al rugby a 15 il rugby a 7 presenta sostanzialmente la sola variante del numero di giocatori, tutte le regole principali sono le medesime.

  • Coppa del mondo femminile

L’avanguardia del rugby femminile sono state le squadre statunitensi e in particolare della California, dove negli anni Settanta se ne potevano contare addirittura 300 grazie all’influenza della rivista Sport women. Contemporaneamente il rugby rosa trovava consensi sempre più ampi prima in Olanda, Francia e Italia, quindi in Gran Bretagna, cui fecero seguito anche Russia, Canada e, soprattutto, Nuova Zelanda. 

Nel 1980 si disputò il primo incontro internazionale, Francia-Olanda (4-0). Nel 1987 si costituiva a Parigi la Federazione internazionale, poi confluita nell’IRB, con l’adesione di Gran Bretagna, Francia, Italia, Olanda, Spagna e Belgio. 

  • Coppa del mondo under 21

Nato nel 1992, è il fiore all’occhiello dell’IRB, che guarda a questa manifestazione come al trampolino di lancio per i talenti rivolti al professionismo e all’inserimento nelle rispettive squadre nazionali maggiori. Si tratta di una vetrina fondamentale cui è stata data cadenza annuale anziché quadriennale, per evitare che solo una generazione su quattro abbia occasione di mettersi in luce.  Anche in questa manifestazione si registra il tradizionale predominio neozelandese.

  • Torneo delle Tre nazioni e Bledisloe Cup

Il torneo è nato nel 1996 grazie al forte impulso dato dall’imprenditore Rupert Murdoch. È una manifestazione annuale internazionale che si tiene nell’emisfero australe, l’equivalente del Sei nazioni europeo. Vi partecipano Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica e la formula prevede partite di andata e ritorno. La Nuova Zelanda si è assicurata il successo in cinque edizioni, mentre tanto l’Australia quanto il Sudafrica ne hanno vinte due. 

All’interno del torneo si disputa anche la Bledisloe Cup, un torneo tra Australia e Nuova Zelanda che fino al 1996 si svolgeva autonomamente e che deriva il nome da Lord Bledisloe, il governatore generale della Nuova Zelanda che nel 1931 fece dono del trofeo. La competizione è divenuta annuale dal 1982 e dal 1999 si svolge in due match in luogo della precedente serie di tre; pertanto, in caso di una vittoria per parte o di pareggio di una delle due partite, il trofeo viene assegnato alla squadra vincitrice dell’edizione precedente.

  • Celtic League

È un vero e proprio campionato a 12 squadre, nato nel 2001. Vi partecipano le selezioni regionali o provinciali di Galles, Scozia e Irlanda ed è la risposta ad alto livello di questi paesi al super campionato inglese. Serve soprattutto per consentire ai migliori atleti di giocare al più alto livello tutto l’anno, così da presentarsi agli impegni con la nazionale al massimo della condizione fisica e mentale.

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