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Quando si parla di apprendere una lingua straniera, almeno in Italia, la prima immagine che di solito viene in mente è quella dell’insegnante che spiega noiosissime regole grammaticali con tanto di improbabili esempi alla lavagna e altrettanto noiosi e sterili esercizi di controllo.

In Italia si privilegia ancora il cosiddetto “approccio formalistico”, che vide gli albori nel XVIII secolo. Purtroppo questa prassi riguarda ancora molti insegnanti di lingue e non fa distinzione tra madrelingua e non madrelingua. Ci troviamo di fronte a ragazzi a cui non soltanto vengono insegnate le lingue per traduzione, ma cui viene richiesto come compito proprio quello di tradurre brani esattamente come avviene per le lingue morte.

In realtà, la didattica delle lingue è uno dei principali campi “sperimentali” per l’applicazione di innovative teorie e tecniche di insegnamento, volte a favorire e semplificare l’apprendimento da parte degli studenti, stimolando e sfruttando le caratteristiche cognitive di ciascuno. Questo è un settore in continuo miglioramento, grazie anche ai sempre maggiori progressi nel campo della pedagogia, della psicologia e della tecnologia.

Cosa significa apprendere una lingua straniera

  • Riuscire a esprimersi in maniera spontanea e combinare espressioni e vocaboli
  • Scrivere in lingua senza passare dalla propria lingua madre, usando le espressioni conosciute
  • Riuscire a comunicare, parlare e dialogare in modo fluente
  • Guardare un film in lingua straniera
  • Capire e perché no, cantare una canzone in lingua straniera
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Cosa NON significa apprendere una lingua straniera

  • Tradurre dalla lingua madre quando si parla
  • Conoscere le regole grammaticali di una lingua in maniera astratta
  • Cantare canzoni senza conoscerne il significato (a volte storpiandole)
  • Memorizzare lunghi elenchi di vocaboli
  • Capire ogni singola parola, soprattutto all’inizio del percorso di studio, ma arrivare ad un significato globale per poi aumentare gradualmente le competenze di comprensione

Concludendo

Dobbiamo prendere come esempio i Paesi che si sono distinti nell’ultimo English Proficiency Index Svezia, Olanda e Danimarca. In questi Paesi si utilizza un metodo di studio che privilegia un’immersione totale nella lingua, che dà grande peso alla comunicazione orale e agli stimoli esterni in cui l’apprendimento autonomo gioca un ruolo molto forte.

In assenza di questa presa di coscienza rimarremo uno dei Paesi Europei in cui ancora troppo pochi cittadini conoscono le lingue straniere ad un livello soddisfacente. Per imparare una lingua straniera ci vuole tempo, perché l’acquisizione linguistica è tanto più rapida quanto maggiore è il tempo di esposizione ad essa. E ci vuole un metodo che spazzi via qualunque tipologia di traduzione dalle lezioni e dai testi.

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